Questa ampia differenza riportata in diversi studi potrebbe essere dovuta al fatto che la DPP dei papà è un argomento di recente interesse della scienza, per cui a livello metodologico non si sono ancora delineate delle linee guida comuni (Paulson & Bazemore, 2010).
Al di là dell’incidenza, sembra non ci sia ancora un pieno accordo sulla definizione della DPP dei papà, anche se molti studi hanno usato la definizione di DPP delle madri per definire quella dei padri. Il fattore di rischio maggiore per lo sviluppo della DPP nei papà, è la presenza di DPP nelle loro compagne (Goodman, 2004; Paulson & Bazemore, 2010). L’incidenza riportata da Goodman varia nella popolazione “normale” dall’1% al 25%, ma, se la compagna soffre di DPP, può aumentare dal 24% al 50%. Questa correlazione non è chiara, di sicuro i compagni delle donne con DPP si sentono meno supportati, sperimentano paura, confusione, frustrazione, senso di impotenza, rabbia, sentono la propria famiglia come “disastrata” e sono incerti rispetto al futuro (Schumacher, 2008).
La mancanza di supporto sociale è uno dei fattori più importanti per lo sviluppo della DPP. Questo fattore, allo stesso modo, potrebbe giocare un importante ruolo anche nella DPP dei papà. Dennis e Letourneau (2007) hanno dimostrato che le donne con DPP sono insoddisfatte del sostegno che ricevono dal loro partner, ritengono la comunicazione con lui povera, lo percepiscono come incurante e riportano un allontanamento affettivo e nella sfera intima. L’incapacità di contare sul partner per i lavoretti domestici e la cura del bambino sembra un altro fattore di rischio per lo sviluppo della DPP materna. Questi fattori di rischio ovviamente si esacerbano quando anche il papà è depresso (Kim & Swain, 2007). Infine, la DPP materna può contribuire allo sviluppo di quella paterna proprio perché le mamme depresse non possono supportare il partner in questo importante momento di transizione all’essere papà (Goodman, 2004; Nazareth, 2011).
Gli effetti della DPP materna sul bambino sono stati a lungo discussi e studiati. Recentemente alcuni ricercatori hanno focalizzato la loro attenzione sugli effetti sul figlio anche della DPP paterna. Questa può avere effetti negativi sull’attaccamento col bambino, aumentare lo stress nel contesto familiare e sul lungo termine può incidere sullo sviluppo psico-sociale del bambino, andando a compromettere la sfera emotiva, le competenze sociali, con la presenza di disturbi comportamentali e di iperattività, aumento di punizioni fisiche (Paulson, 2009; Davis e altri, 2011; Ramchandani, 2005, 2008). Il rischio sul bambino aumenta quando entrambi i genitori sono depressi (Melrose, 2010), poiché hanno una percezione negativa del figlio, lo descrivono come sotto la media, e pensano abbia maggiori problemi di salute. Quando entrambi i genitori sono depressi, il bambino viene raramente addormentato in braccio, non viene allattato al seno e viene messo a dormire col biberon (Paulson, 2006).
Davis e colleghi nel 2011 hanno condotto uno studio con l’obiettivo di descrivere il comportamento che generalmente assumono i papà depressi, mettendo in luce che sculacciano i loro figli e di solito non leggono loro le storie ad alta voce. Questo comportamento correla con un minor sviluppo del lessico nel bambino (Paulson, 2009). Il 77% dei papà depressi hanno riportato aver parlato seriamente col pediatra della salute del proprio bambino.
In uno studio longitudinale di Ramchandani pubblicato nel 2005, mettendo in correlazione con la DPP paterna i disturbi nel controllo delle emozioni, nella condotta e di iperattività, sono stati individuati punteggi superiori in tutti gli ambiti nei bambini di 4 anni con i papà depressi.
Gli effetti si prolungano nel tempo sfociando in aumento di probabilità di sviluppo di una psicopatologia nell’arco di 7 anni. Nello studio di Ramchandani del 2008, il 12% dei bambini diagnosticati con ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder), DOP (Disturbo Oppositivo Provocatorio) o altri disturbi d’ansia e depressione, avevano il papà depresso, in confronto con il 6% dei bambini i cui papà non erano depressi. I figli maschi avrebbero una maggior probabilità di sviluppare questi disturbi rispetto alle femmine.
In altri termini i disturbi del comportamento e sociali sarebbero correlati alla depressione paterna, mettendo in luce il ruolo dei papà nei processi di socializzazione.