L’Apertura
L’Esperienza dell’Apertura permette alla donna di lasciarsi andare a un evento che, di natura, è intenso e che si svolge al di fuori del controllo volontario. La donna, per potersi Lasciar andare durante il parto deve aver potuto sperimentare in modo pieno il Lasciare durante la gravidanza, motivo per cui l’intervento Funzionale per l’accompagnamento in gravidanza, tra i suoi obiettivi fondamentali, pone proprio questa Esperienza di Base e l’integrazione e sviluppo di questo Funzionamento di fondo.
gravidanza che al parto. Come è stato dimostrato da Field, un modo per lavorare sul Lasciare è il massaggio, sia eseguito da un professionista, sia da una persona cara come un’amica o il partner.
L’Essere Sostenuti
Questa esperienza é fondamentale tutta la vita e fa riferimento al sostegno sociale. Storicamente le donne sono sempre state seguite e sostenute durante il parto da altre donne che stavano al loro fianco per tutta la durata del travaglio. Negli ospedali dei paesi industrializzati questa è, invece, un’eccezione e non una regola (Hodnett, 2011).
In uno studio del 2010 di Kashanian, sono stati studiati gli effetti del sostegno continuo alle donne durante il parto da parte delle ostetriche, confrontandolo con il sostegno discontinuo generalmente di routine. I due gruppi erano costituiti ognuno da 50 donne che non avevano seguito nessun corso prenatale. I risultati mostrano che la durata della fase attiva del travaglio e di espulsione e il numero di interventi con taglio cesareo sono significativamente minori nel gruppo seguito continuativamente rispetto al gruppo di controllo.
Durante il parto, questo sostegno può essere dato dalla presenza di una donna opportunamente preparata, chiamata doula, che accompagna e sostiene la donna durante tutto il travaglio e il parto, dandole conforto, contatto fisico, suggerimenti, spiegazioni su cosa sta succedendo. La presenza di questa figura si é dimostrata efficace in molte ricerche (Pascali-Bonaro, 2004; Keenan, 2000). La doula è una figura professionale pienamente riconosciuta e in progressivo sviluppo negli Stati Uniti e che lentamente (attraverso la fondazione della prima scuola per doule a Pisa) si sta facendo strada anche in Italia. Nel box è riportato un articolo su questa figura professionale, pubblicato dal Corriere della Sera nel dicembre del 2010.
La figura della doula risulta efficace perché avere qualcuno che si prende cura della donna aumenta in lei la sensazione di controllo esterno (o Auto-efficacia) e favorisce il Lasciare. Le cure percepite come “dovute”, invece, non hanno questo effetto (Green, 2003).
La partecipazione dei papà al parto
Nel passato, il parto era considerato una faccenda prettamente femminile, dalla quale gli uomini erano, generalmente, esclusi. (Leavitt, 2003). Se capitava che dovessero assistere o avere un ruolo durante il travaglio e il parto, entravano in un territorio sotto il dominio delle donne.
Ai giorni nostri, è stato calcolato che l’86% dei papà assistono al parto (Kiernan e Smith, 2003), ma riportano di non sentirsi benvenuti o di venire ignorati dalle ostetriche e dai medici, soprattutto quando le cose iniziano ad andare storte (Koppel e Kaiser, 2001).
Kaplan (2004) ha dimostrato che il parto è il momento in cui l’uomo è maggiormente coinvolto emotivamente con il proprio bambino. White (2007) e Odent (2008) suggeriscono, invece, che la presenza dei papà durante il parto può causare disturbi psicologici, sessuali e mentali, poiché il parto potrebbe essere vissuto come un’esperienza spaventosa che potrebbe andare a danneggiare la relazione di coppia e il loro diventare papà. Anche Chapman (1992) ha messo in luce che i papà possono, talvolta, sentirsi forzati nella partecipazione al parto, un evento nel quale non si sentono a loro agio.
La presenza dei papà, d’altra parte, viene considerata dalle donne il più importante supporto e in alcuni casi può essere valutato con punteggi più alti rispetto al personale (Tarkka & Paunonen, 1996; Enkin et al., 1995). Somers-Smith (1999) ha osservato che la presenza dei partner durante il parto è molto gradita e suscita sensazioni positive nella donna. In uno studio di Klein (1981), condotto attraverso l’osservazione durante il travaglio e la somministrazione di un questionario alle donne nel post-partum, emerge che i papà, paragonati alle ostetriche, sono più presenti fisicamente e coinvolti emotivamente. Le madri percepiscono il contributo dei papà come positivo, sebbene l’aiuto non correli con ciò che viene fatto nella pratica, bensì con la loro presenza. In ogni modo, la partecipazione al parto dei papà aumenta il significato dell’esperienza e rafforzerebbe, secondo l’autore, la relazione di coppia.
Le ricerche sul tema restituiscono risultati controversi, per cui non è chiaro se incentivare la presenza dei papà durante il parto, riconoscendone il valore, o se lasciarlo in disparte, proteggendolo rispetto a possibili esperienze traumatiche.
Una lettura più approfondita di come i papà esperiscono questo importante momento della loro vita, fa emergere che i papà ritengono la loro presenza in sala parto positiva (David, 2009), ma percepiscono che loro stessi necessiterebbero di un supporto o di una preparazione adeguata. In particolare, i papà si ritengono supportati quando hanno la possibilità di chiedere e di interagire con l’ostetrica e con la partner e vivono positivamente il poter scegliere se essere coinvolti o se fare un passo indietro rispetto a ciò che sta avvenendo. Per i papà è importante essere considerati come parte di una coppia che sta per avere un bambino, mentre se sono lasciati fuori, sperimentano una sensazione di impotenza che può portare a sensazioni di panico e mettere a repentaglio il loro ruolo di supporto nella coppia (Backstrӧm e Hertfeldt Wahn, 2009).
Essere di sostegno al dolore della partner e rimanere nella paura di ciò che può succedere può essere, comunque, difficile, se non, in accordo con White (2007) e Odent (2008), traumatico. Il parto dovrebbe poter essere un momento di condivisione tra i due partner, ma i papà dovrebbero essere riconosciuti e sostenuti nel loro ruolo e nella loro importanza sia durante il parto (Premberg, 2010), ma anche durante la gravidanza, per cui andrebbero incentivati a partecipare assieme alla compagna ai corsi prenatali.
Sentirsi
Il Sentirsi è l’esperienza di prestare volontariamente attenzione nel qui ed ora alle proprie sensazioni fisiche, senza giudizio, lasciando andare i pensieri, di qualunque tipo, che interferiscono nell’esperienza stessa. Il Sentirsi ha come effetto secondario una sensazione di Calma e di Controllo sul dolore. Il Sentirsi è strettamente collegato con l’esperienza dell’Apertura, poiché per Sentirsi è importante assumere un atteggiamento di accettazione, non giudizio, pazienza e gentilezza, senza cercare di combattere contro o fuggire dalle sensazioni che si stanno Sentendo.
Il Sentirsi può essere sviluppato in gravidanza attraverso esercizi di Minfulness che si stanno, negli ultimi anni, dimostrando efficaci in più settori, tra i quali la gravidanza, il parto e la perinatalità. Secondo Kabat-Zinn (1986) usare la midfulness per gestire il dolore significa osservare e prestare attenzione a tutte le sensazioni, ai cambiamenti che si succedono rapidamente nel corpo, come se si stesse guardando una successione di luci colorate proiettate su uno schermo. Concentrarsi sulle sensazioni permetterebbe di ritrovare un centro di calma e di forza attraverso le quali poter stare nel dolore, senza andare nella paura, nella rabbia o nello sconforto. Il dolore, infatti, fa parte della nascita, ma può essere vissuto psicologicamente in molti modi diversi. Poterlo vivere nella serenità e nella Forza Calma, permette alla donna di renderlo più utile: le contrazioni sono maggiormente efficaci e il parto dura complessivamente di meno.
Sentirsi è “faticoso”, poiché è un’azione volontaria, intenzionale di riportare l’attenzione sulle sensazioni interne, senza venire catturati dai pensieri che, normalmente, affollano la mente, più o meno consapevolmente, di ognuno. Per questo è necessario “allenare” il Sentirsi, allo stesso modo in cui ci si può allenare nella corsa o in qualche esercizio fisico. Andare a correre una sola volta non sarà utile per sviluppare i muscoli delle gambe o aumentare i globuli rossi nel sangue. Allo stesso modo “improvvisarsi” nel Sentirsi o fare un esercizio di Mindfulness centrato sulle proprie sensazioni una sola volta, non servirà durante il parto nella gestione del dolore. Per questo gli esercizi che si suggeriscono per il parto andrebbero imparati ed eseguiti sempre durante la gravidanza, per insegnare alla donna, non tanto le “tecniche” fine se stesse, ma l’atteggiamento e il modo con cui viverle. La donna, nel Sentirsi durante il parto, può, infatti, compiere dei movimenti, camminare, ascoltare musica, stare ferma in qualche posizione confortevole o essere massaggiata. Durante il parto tutti questi esercizi sono efficaci se la donna sta nel Sentire grazie al quale mantiene un senso profondo di Calma e di Forza, con le quali può gestire la situazione, momento per momento.
Riassumendo, le tecniche e gli esercizi per “alleviare” il dolore durante il parto, non funzionano perché “miracolosi” o perché eseguiti in modo preciso, ma perché l’attitudine psicologica nei confronti di questi esercizi è quella del Sentirsi, accettando e ascoltando profondamente le sensazioni che ci sono. Fare gli stessi esercizi con l’obiettivo di voler “cancellare” con un colpo di spugna le proprie sensazioni di dolore, porterà in vissuti di rabbia o sconforto, dando la sensazione di essere impotenti rispetto al dolore.
Soddisfazione
La soddisfazione per il parto è la valenza che la donna attribuisce all’esperienza complessiva del parto (Fair, 2012). La soddisfazione per il parto si misura attraverso questionari che valutano la percezione della donna rispetto alla cura e il sostegno ricevuti, il controllo sullo svolgimento del parto e le decisioni da prendere, gli interventi medici e la salute generale della donna stessa e del bambino (Ford, 2009). La soddisfazione per il parto è un costrutto importante, poiché se non presente, correla con l’insorgenza della depressione post-partum o del disturbo post-traumatico da stress (Ford, 2009). Un parto insoddisfacente viene ricordato dalle donne con paura, rabbia, dolore o tristezza, oppure viene del tutto cancellato e può portare in seguito a disturbi nella vita sessuale, alla scelta di abortire (Goldbeck-Wood, 1996) o di partorire con taglio ceasareo (Ryding, 1993) nel caso si presenti un’altra gravidanza. Quando presente, la soddisfazione correla positivamente con la salute della donna e del bambino, aumentando l’autostima della donna (Laurence, 1997), l’accettazione al suo nuovo ruolo di madre, con un miglior attaccamento madre-bambino (Laurence, 1997).
L’impatto sul benessere psicologico della madre del parto sembra essere dovuto al fatto che il parto viene vissuto come un momento critico della vita per auto-affermarsi (Murphy-Lawless, 1998).
Larkin (200) ha analizzato gli studi che hanno cercato di mettere in luce i fattori che contribuiscono alla soddisfazione per il parto. Secondo l’autrice, la soddisfazione sembra essere legata a diversi fattori, tra cui i più citati sono il controllo, il sostegno, la dolorosità, le aspettative.
Il controllo è una chiave che è stata identificata come molto importante per la valutazione positiva o negativa che la donna ha del proprio parto. Il concetto di controllo è stato, però definito in diversi modi (Green e Baston, 2003). Per alcune donne, controllo significa scegliere la struttura, il personale, dove vivere il travaglio. Ancora, il controllo è stato definito, in un’ottica più interna alla persona, come senso di auto-efficacia e capacità di mobilizzare le proprie risorse interne. La parola “controllo” è stata anche attribuita alla scelta della donna di delegare le proprie decisioni sullo svolgimento del parto a qualcuno di fiducia. Le donne con un maggior senso di controllo, nei diversi modi in cui sia stato definito, sperimentano l’esperienza del parto come maggiormente positiva. Nel modello Funzionale il concetto di Controllo non è inteso come attenzione focalizzata o senso di allarme, ma è vicino a senso di auto-efficacia, dove la donna può sentire che dirige l’andamento del proprio parto in modo consapevole e calmo. Il senso di auto-efficacia, interpretato come risorsa interna della donna misurata prima del parto, correla con la soddisfazione per il parto e un buon andamento dello stesso (Drummond e Rickwood, 1997).
Il sostegno sociale ha numerosi benefici sulla madre, sul bambino e su come viene percepita l’esperienza del parto. Il sostegno correla con la sensazione di controllo. Il sostegno è stato definito dalle donne come l’avere qualcuno che si prende cura di loro, anche sul piano emotivo, avere la presenza stabile di qualcuno, l’essere trattate come individui, essere confortate e mantenere un senso di dignità.
L’esperienza del dolore durante il parto è un fenomeno complesso che può avere un impatto negativo sulla soddisfazione per il parto o, al contrario, far sentire alla donna un senso di pienezza e sensazione di avercela fatta. In alcuni protocolli di natura ostetrica sembra che l’eliminazione del dolore sia il fattore primario per ottenere un parto soddisfacente, ma per alcune donne, il dolore è una componente essenziale dell’esperienza e le aiuta nella transizione verso il diventare madri. Vivere il parto senza dolore, inoltre, per alcune può significare perdere il senso del controllo (Stern, 1997). Infatti, per alcune donne, poter gestire il dolore contribuisce alla sensazione di controllo o auto-efficacia, mentre soccombere al dolore e non riuscire a gestirlo può essere alla base di una sensazione di fallimento.
Un ulteriore fattore che sembra, in alcuni studi, essere correlato con la sensazione di soddisfazione è l’aspettativa che la donna si è creata rispetto al parto. L’aspettativa può essere costruita socialmente e si sviluppa nella donna nel tempo, provocando paura e ansia o evocando felicità e speranza. Ogni donna sembra sviluppare una personale aspettativa su come sarà il proprio parto e questo correla con la scelta di somministrazione di analgesia, con la sensazione di controllo, la partecipazione alla presa di decisione e sostegno da parte del caregiver.