Problema di matematica o tramonto

Questo articolo è tratto dal libro di Kelly Wilson “Mindfulness for two”, un testo che definisce la mindfulness da una prospettiva ACT e mostra come applicarla nel qui e ora dell’interazione tra terapeuta e paziente.

Per i terapeuti, i pazienti appaiono spesso come un problema da risolvere e questo avviene in modo evidente con i pazienti maggiormente difficili, ad esempio con quelli suicidomani, con quelli che non migliorano nonostante i numerosi sforzi del terapeuta, con quelli che ritornano sempre sullo stesso punto, più e più volte.

Wilson racconta che, quando gli viene chiesta una supervisione su un caso problematico, pone inizialmente al terapeuta la seguente domanda: “Il tuo cliente è un tramonto o un problema di matematica?”. Generalmente il terapeuta risponde perplesso.

Un problema di matematica potrebbe essere cosa fa 2 + 2 e la risposta è 4. Oppure potrebbe essere cosa fa 3 X 5 e la risposta è 15 e così si potrebbe continuare. Quello che si fa con un problema di matematica è cercare di risolverlo e se il problema è difficile si prova a lottare un po’ per riuscirci, e, se proprio non ci si riesce, si chiede aiuto a qualcuno o si rinuncia.

Quello che si fa, invece, con un tramonto è fermarsi per un momento, notare le variazioni nei colori del cielo, il modo con cui prendono colore e forma le nuvole. Il tramonto si apprezza, non si cerca di risolverlo.

Quindi, quando siamo seduti nella stanza con il nostro paziente è utile chiederci se è un problema da risolvere o un tramonto da guardare. Tutto ciò non va a sminuire i problemi che i nostri pazienti portano in terapia: sicuramente i nostri pazienti hanno dei problemi, ma non hanno solo quelli e concentrarsi su di essi diminuisce la nostra attenzione, la nostra consapevolezza e, forse ancora più importante, la nostra capacità di apprezzare l’interezza dell’essere umano che sta seduto davanti a noi.

A questo punto Wilson nel suo libro propone un esercizio di apprezzamento per i terapeuti.

Mi piacerebbe chiederti di andare indietro nei ricordi e trovare un momento in cui sei stato apprezzato da qualcuno. Forse era un tuo genitore. Forse hai avuto un insegnante che aveva un interesse particolare per te. Chiudi gli occhi per un momento e prova a visualizzare quella persona e a richiamare com’era stare seduti vicino a lei. Soffermati, per un momento, su cosa ha significato per te essere notato, visto, ammirato, apprezzato.”

 

Wilson, K. G., & DuFrene, T. (2009).Mindfulness for two: An acceptance and commitment therapy approach to mindfulness in psychotherapy. New Harbinger Publications.